• 15 Maggio 2024
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Alà dei Sardi, un paese in lacrime al funerale del giovane Filippo

Filippo Bua 3

ALÀ DEI SARDI. È stata una giornata contrassegnata dal dolore e dalle lacrime, quella vissuta oggi venerdì 29 luglio dalla comunità di Alà dei Sardi che, già pronta a dare l’ultimo saluto a Filippo Bua, il 18enne rimasto vittima giovedì di un incidente sul lavoro nelle campagne di Santu Lussurgiu, ha ricevuto un altro duro colpo con la notizia della tragica scomparsa di Giovanna Scanu, deceduta in un incidente stradale sulla Alghero-Sassari.

Due vite spezzate prematuramente, due tragedie che hanno sconvolto la comunità alaese che questa sera si è riunita nella chiesa parrocchiale di Sant’Agostino per accompagnare il giovane Filippo nel suo ultimo viaggio terreno insieme al padre Salvatore, la mamma Gina e le sorelle Chiara e Antonella. La celebrazione eucaristica è stata presieduta dal parroco di Alà don Giammaria Canu, concelebrata da don Vittorio Falqui, da don Diego Marchioro e dal parroco di Sedini e Bulzi don Luciano Brozzu.

L’omelia del parroco

«Proprio bravi noi adulti ad insegnare ai giovani come si affronta il dolore per la mancanza improvvisa di una persona amica. Ma è pur vero che qualcosa bisogna balbettarla, anche se ci si accorge che la sofferenza non sopporta i ragionamenti, non sopporta la matematica perfetta dei pensieri messi l’uno a fianco all’altro in ordine logico, non tollera le soluzioni facili.

E questo dolore, diffuso come una pioggia acida sulle case della nostra comunità, prova ribrezzo anche per le parole più dolci. L’unico alfabeto, l’unico vocabolario che adotta questa e ogni sofferenza così profonda è il silenzio, il silenzio carico solo della presenza e dei legami tra noi.

Perciò non voglio parlare io, ma voglio far parlare l’unica testimonianza affidabile che io conosco e frequento, l’unica verità che si deposita con mitezza e delicatezza sul silenzio: la verità del Vangelo. Più che di parole, il Vangelo è fatto di incontri, incroci di sguardi, momenti lunghi di deserto e di inviti a prendersi a cuore il proprio cuore.

Mentre stamattina chiacchieravo con i ragazzi amici di Filippo e mentre con commozione passavo in rassegna le loro cavità oculari irritate da un giorno intero (notte compresa) di lacrime amarissime, si leggeva perfettamente il gigantesco punto di domanda che li sta morsicando ferocemente: ma perché è successo? Che tradotta a me suonava: «don Giammari’, ma se Dio è amore, proprio come dice oggi san Giovanni, perché è morto Filippo? Perché Dio ha detto di amare Filippo e quando Filippo aveva bisogno Lui non c’eri?».

Come Marta, la santa di oggi amica di Gesù, che nel Vangelo che abbiamo ascoltato rimprovera Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello Lazzaro non sarebbe morto». Davanti ai ragazzi solo una cosa mi veniva in mente di suggerire con la consapevolezza che fosse un suggerimento proprio miserino di fronte all’immensità della domanda: l’unica arma, l’unico punto di partenza per affrontare le sfide della vita è l’amore. Da lì si può e si deve sempre partire e ripartire. È il punto e a capo di ogni storia, anche quella finita più tragicamente. Per quanto noi possiamo avere o non avere la fede, l’amore attraversa la vita di tutti, grandi e piccoli, credenti o meno, delinquenti e santi.

Solo che spesso abbiamo l’ingannevole difetto di pensare all’amore solo come protezione, come un’assicurazione casco sulla vita. Tutti pensiamo all’amore come desiderio di sentirci di qualcuno, di appartenere a qualcuno, di non essere vivi a casaccio e perciò che quel qualcuno sia messo lì proprio come scudo umano (o scudo divino, chissà!): se sono amato da qualcuno, sono sicuro che quel qualcuno mi proteggerà. Eppure, ci si sbaglia pensando all’amore solo così.

Lo dico a Gina, Tore, Antonella e Chiara, lo dico a Daniel e ai giovani amici di Filippo, lo dico a tutti genitori e a tutti gli educatori: amare non protegge dalle insidie della vita. Di fronte a Filippo, non c’è stato nessun amore difettoso da parte vostra e da parte della comunità. Amare una persona non è evitargli che possa fare esperienza del male; amare non ci protegge dal male, però ci protegge dalla minaccia che ci siano delle cose senza senso e che la vita stessa sia senza senso.

Finché c’è qualcuno che ti ama e che tu ami ogni cosa ha un senso perché l’amore ci strappa dal non senso delle cose incomprensibili con la testa. L’amore è veramente l’unica arma per affrontare anche la morte: «più forte della morte è l’amore», dice il Cantico dei Cantici. Per questo promettiamo a Filippo di custodirlo tra le cose che più amiamo. Perché possiamo vendicare quel suo stupido incidente con la nostra capacità di amarlo e di amarci come famiglia, come amici e come comunità.

Ma comunque, davanti a questo immenso mistero, resta solo un grido da rivolgere a Dio: cosa vuoi da me? Cosa vuoi da questa comunità che stamattina ha aggiunto anche la tristezza di un’altra vittima di incidenti umani? Cosa vuoi dalla famiglia di Filippo che, non bastavano le tante tragedie accumulate in casa di nonna Teresa, adesso li fai anche spettatori impotenti di questa immane e innaturale perdita? Cosa vuoi da questi adolescenti disorientati davanti a questa assurda contraddizione, completamente disarmati, inesperti e appena neonati ad alcune scelte importanti della vita?

Davanti all’abisso assurdo delle domande arrabbiate o ti disperi perché non c’è senso, oppure ti affidi perché c’è un senso talmente grande che non è da comprendere ma che si abbraccia e basta. E questo abbraccio ha per alcuni il nome di “Amore” e per altri il nome di “Fede”, ma per entrambi è l’unico modo per continuare ad avere fiducia nella vita, nei sacrifici, nelle relazioni, nelle passioni, nei sogni e nei desideri profondi. Amore e fede sono proprio la pioggia che rinfresca l’aridità delle domande che restano senza risposta. Davanti a morte, dolore, malattia, solitudine, disperazione, nessuno ci può rubare la possibilità di amare e di essere amati, di credere e di essere credibili. Amore e fede sono proprio una benedizione: indicano la certezza che Qualcuno ha messo in noi tutto il corredo e tutto l’arsenale per affrontare le dure battaglie della vita.

Cari giovani, fateci restare a bocca aperta, lasciateci un retrogusto di invidia perché noi non siamo stati capaci di rendere straordinaria la nostra adolescenza. Riempite di amore grande ogni istante delle vostre meravigliose avventure adolescenti, come se fosse il più prezioso di tutti gli istanti vissuti. Come dice Cristicchi nella canzone ascoltata assieme stamattina ma che facilmente sarebbe in questo momento nella bocca di Filippo: «perché tutto è un miracolo, tutto quello che vedi e non esiste un altro giorno che sia uguale a ieri. Tu allora vivilo adesso, come se fosse l’ultimo e dai valore ad ogni singolo attimo».

E a te Gina mi viene da ripetere la benedizione che ti è stata donata il giorno del battesimo di Filippo: Dio onnipotente, che per mezzo del suo Figlio, nato dalla vergine Maria, ha dato alle madri cristiane la lieta speranza della vita eterna per i loro figli, benedica la mamma di Filippo; e come ora è riconoscente per il dono della maternità, così per Filippo viva sempre in rendimento di grazie.

Come anche a te, Tore, ripeto la stessa benedizione del battesimo: Dio onnipotente, che dona la vita nel tempo e nell’eternità, benedica il papà di Filippo; insieme con la sua sposa sia per il figlio il primo testimone della fede e della vita, con la parola e con l’esempio. In Cristo Gesù nostro Signore. Amen».

Al termine della funzione gli amici e le amiche hanno salutato Filippo con questa lettera.

«Ciao Pippo, oggi non ci restano che poche parole, sei volato via senza avvisarci. Ti vorremo qua per dirti quanto ti vogliamo bene, per andare a ballare come avevamo previsto per questo sabato. Tanti progetti fatti insieme che si sono frantumati, ma un’infinità di bellissimi ricordi con te. E chi si dimentica di te che dopo qualche biretta di troppo ti mettevi a ballare, di quando la mattina con la tua vocina ci dicevi “buongiorno”. Il nostro Grande Gigante Gentile, disponibile e gioioso. Quel meraviglioso ragazzo che farà per sempre parte di noi, colui che non smetteva mai di sorridere, per questo noi spesso ti chiamavamo Pippo Sorriso, quasi per prenderti in giro. Non riusciamo a credere che sia successo, ma tu dall’alto ci aiuterai. Il cielo aveva bisogno del suo angelo più bello. Sempre e per sempre sorridente ti ricorderemo.

Ricorda che questo non è un addio, sarà l’ inizio di una nuova vita senza te, difficile da affrontare poiché tu non ci sarai fisicamente, ma vivremo con la consapevolezza che ci sarai dovunque e comunque. Sarai nei sorrisi delle tue sorelle, nei modi di fare di tuo babbo che volevi tanto imitare e nella dolcezza che contraddistingue tua mamma, in loro non smetteremo di vedere quegli aspetti che ti hanno reso indelebile nei nostri cuori.

Tante domande, nessuna risposta, solo il tuo amore per noi come arma per sconfiggere la morte. Avremo cura di te e del tuo ricordo, tu abbi cura di noi in ogni singolo attimo di questa vita che tu hai reso immensamente straordinaria.

Ti immagini se cominciassimo a volare
Tra le montagne e il mare
Dicci dove vorresti andare
Abbracciaci se avrai paura di cadere
Che nonostante tutto noi siamo ancora insieme.
Pippo muovi il tempo come solo tu hai saputo fare.

Un forte abbraccio da Sa ghenga

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