Caso Olbia, l’Usif: «Basta martoriare chi serve lo Stato, servono regole di ingaggio chiare»

Il sindacato dei finanzieri interviene dopo l’iscrizione nel registro degli indagati dei Carabinieri protagonisti dell’intervento di sabato scorso, durante il quale è deceduto un uomo subito dopo essere stato colpito con il taser.
OLBIA | 19 agosto 2025. L’Unione Sindacale Italiana Finanzieri (USIF) prende posizione con fermezza sulla vicenda di Olbia, dove sabato sera un intervento dei Carabinieri si è concluso tragicamente con la morte di un uomo – Giampaolo Dermatis di 57 anni (leggi) – dopo l’utilizzo del taser, portando all’iscrizione dei Militari nel registro degli indagati.
«Ancora una volta leggiamo la formula “atto dovuto” in riferimento alla morte di un uomo», denuncia il sindacato in una nota stampa. «Ma per noi gli atti dovuti devono essere altri: fermare i delinquenti, garantire la pacifica convivenza a chi rispetta le regole, tutelare i cittadini che chiedono sicurezza».
La posizione dell’Usif riflette un crescente malcontento tra le Forze dell’ordine, che si trovano sempre più spesso a dover affrontare non solo i rischi operativi del servizio, ma anche le conseguenze giudiziarie degli interventi. Il sindacato non usa giri di parole nel descrivere la situazione: «Non è più accettabile che gli appartenenti alle Forze di Polizia vivano con la paura di svolgere il proprio lavoro. Non è più accettabile che, ogni volta che si interviene per fermare chi semina illegalità e violenza, ci si ritrovi immediatamente sotto inchiesta. Non lo sopportiamo più».
«Servono regole di ingaggio chiare, che permettano a chi indossa una divisa – si legge ancora nella nota – di espletare le proprie funzioni in piena tranquillità, senza il timore costante di vedere la propria vita e carriera travolta da procedimenti giudiziari. Bisogna avere il coraggio di smettere di martoriare chi serve lo Stato, altrimenti il messaggio che passa è devastante: i criminali sono liberi di agire, chi li ferma deve giustificarsi».
L’Unione Sindacale Italiana Finanzieri nell’esprimere vicinanza ai colleghi ribadisce con forza che «difendere la legalità non può mai diventare un rischio personale più grande del crimine stesso».
Il caso di Olbia si inserisce in un dibattito più ampio sulla tutela delle forze dell’ordine e sui limiti dell’uso della forza durante gli interventi, tema che continua a dividere opinione pubblica e mondo politico, mentre i sindacati di categoria chiedono maggiori garanzie per chi opera in prima linea nella lotta alla criminalità.
Leggi le altre notizie su Logudorolive.it