• 19 Aprile 2024
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Freschi di stampa due libri di Gian Gabriele Cau sulle chiese di S. Pietro di Zuri e S. Pantaleo di Dolianova

Libri Gian Gabriele Cau
Lo studioso ozierese presenta, tra novità e nuove scoperte, due tra i massimi gioielli della scultura architettonica medievale isolana.

Singolare destino quello della chiesa di San Pantaleo di Dolianova (1288) e della chiesa di San Pietro di Zuri (1291) accomunate, sin dalle origini, da brevi tratti di storia comune. Rari esempi di architettura tardo-romanica, sono edificate sul volgere del XIII secolo in una Sardegna dominata dal romanico pisano, per il patronato di uno stesso Mariano II de Bas-Serra, all’interno di un più ampio piano di riqualificazione architettonica del Giudicato di Arborea.

Nel Novecento, tra il 1923 e il 1926, i due monumenti sono, quindi, oggetto di due campagne di scavo da parte di un solo archeologo, Carlo Aru, già Soprintendente regio della Sardegna. Oggi, infine, sono indagate dallo studioso ozierese Gian Gabriele Cau in due monografie fresche di stampa, – Il San Piero di Zuri. La decorazione scultoreo architettonica e “In Christi nomine”. Il ciclo dei colonnati del San Pantaleo di Dolianova – simili al punto da apparire parti di una stessa collana e di uno stesso progetto editoriale, teso all’esaltazione di due tra i massimi gioielli della scultura architettonica medievale isolana.

San Pietro di Zuri
San Pietro di Zuri (Ghilarza)

«Nel San Pietro di Zuri – scrive Cau, non nuovo a studi sul Romanico in Sardegna –, in un articolato progetto di interazione dei rilievi, collocati con chiari intendimenti didattici e catechetici, in precise posizioni dello spazio architettonico, l’architetto e scultore comense Anselmo tende, tra suggestioni templari e tentazioni gotiche, a dare rilievo alla Storia della salvezza nella concordanza biblica dei due Testamenti, il Vecchio e il Nuovo, mettendo in parallelo le vicende delle due realtà, delle quali una è figura e prefigurazione dell’altra».

Lo studio è denso di novità iconologiche e iconografiche, e tra queste: l’Uroboro e le più antiche rappresentazioni isolane dell’Annunciazione a Maria e della Visitazione a Santa Elisabetta, ma anche le Cinque Perfezioni relative di Dio, eredità della dogmatica tomistica preconciliare e al momento privo di riscontri nell’arte non solo medievale.

Ampio spazio si è riservato ai ritratti dei committenti giudicali e allo studio del rilievo più noto della scultura medievale isolana, sin qui considerato come una tradizionale rappresentazione coreutica.

«Messo da parte su ballu tondu – scrive Cau –, si è riconosciuto in questo l’inedito soggetto dell’Apertura dell’apocalittico quinto sigillo, da intendersi come trasposizione plastica dei versetti 6, 9-11 dell’Apocalisse, in parallelo con quelli 39, 13-14 del Siracide, rappresentati sul capitello della corrispondente parasta del fianco occidentale». Misura dell’antica fortuna e considerazione popolare incontrata dal ciclo scultoreo-architettonico del San Pietro è la riproposizione del rilievo delle Anime elette dei martiri nella chiesa di San Bachisio di Bolotana (1597) e del rilievo di Adamo ed Eva nella Madonna della Guardia di Ardauli (1630-1690), al quale l’Autore dedica una analisi inedita e dettagliata.

Chiesa San Pantaleo Dolianova
Chiesa di San Pantaleo

Se a Zuri gli episodi della Biblia pauperum corrono paralleli nei capitelli delle lesene e delle paraste dei fianchi, nell’antica ex-cattedrale di Dolia le storie neo e veterotestamentarie dei capitelli dei colonnati si intersecano idealmente a disegnare una lettera “X” (“chi”), che è l’iniziale del nome greco X(ristòs). Finalmente sciolto questo che  Francesca Pulvirenti Segni definì un «inquietante enigma», prende così forma un ciclo scultoreo architettonico – un unicum nella storia dell’arte non solo isolana – in cui, nella evoluzione della Storia della salvezza, il tempio, prima quello ebraico e quindi quello cristiano, è il vero protagonista. Si rivela allora l’eredità di una cultura templare, avviata col regno di Barisone I nel giudicato di Arborea, coltivata da Guglielmo (I)-Salusio IV de Lacon-Massa nel super-giudicato di Cagliari e Arborea, e recepita da Ugone I de Bas-Serra giudice condomino dell’Arborea, ricordato nel San Pantaleo insieme a (Si)nispella de Lacon-Serra sua madre (ma anche nonna della mitica Adelasia di Torres), nell’inedita e ritrovata epigrafe sepolcrale, oggi sul paliotto litico dell’altare neobasilicale del S. Pantaleo di Dolianova.

Artefice del magnificente progetto è, stavolta, certo magister Bonanus raffinatissimo scultore architetto, forse toscano ma di cultura borgognona, straordinario ideatore di inedite, spesso uniche invenzioni iconografiche, documentato nel cantiere doliense prima del 1288. Committente dell’opera è ancora Mariano II de Bas-Serra Giudice di Arborea e Signore della Terza Parte del Cagliaritano, che per puro narcisismo interferisce nella fase ultima dei lavori, modificando, senza completamente stravolgerlo, l’esuberante impianto architettonico del Bonanno, imbastito sul nome del Cristo, autentico “luogo della dimora divina” neotestamentaria.   

I volumi, con un ricco apparato di illustrazioni, sono stati stampati dall’indipendente “Kerigma editore” in tiratura limitata, quasi un ‘fuori commercio’. Le poche copie sono reperibili presso la libreria Bellu, in piazza Garibaldi a Ozieri. In alternativa possono essere richieste all’autore (gabricau@tiscali.it), fino ad esaurimento scorte.


Gian Gabriele Cau (Sassari, 1959) è stato conservatore del Museo diocesano di Arte Sacra di Ozieri. Libero ricercatore è impegnato da qualche lustro nello studio della Storia dell’arte medievale e moderna in Sardegna, con particolare riguardo alla scultura medievale e al tardo-manierismo.
È autore di numerosi saggi e articoli pubblicati su: Theologica & Historica Annali della Pontificia Facoltà Theologica della Sardegna, BTA – Bollettino Telematico dell’Arte, Rivista Cistercense, Quaderni bolotanesi, Annali di Storia e Archeologia sulcitana, Sardegna Antica: Culture me-diterranee, Almanacco Gallurese, Voce del Logudoro.
In copertina: Capitello della Natività, Passione, Morte e Resurrezione del Cristo del magister Bonanus, San Pantaleo di Dolianova, ante 1288.

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