Freschi di stampa due libri di Gian Gabriele Cau sulle chiese di S. Pietro di Zuri e S. Pantaleo di Dolianova

Lo studioso ozierese presenta, tra novitĆ e nuove scoperte, due tra i massimi gioielli della scultura architettonica medievale isolana.
Singolare destino quello della chiesa di San Pantaleo di Dolianova (1288) e della chiesa di San Pietro di Zuri (1291) accomunate, sin dalle origini, da brevi tratti di storia comune. Rari esempi di architettura tardo-romanica, sono edificate sul volgere del XIII secolo in una Sardegna dominata dal romanico pisano, per il patronato di uno stesso Mariano II de Bas-Serra, allāinterno di un più ampio piano di riqualificazione architettonica del Giudicato di Arborea.
Nel Novecento, tra il 1923 e il 1926, i due monumenti sono, quindi, oggetto di due campagne di scavo da parte di un solo archeologo, Carlo Aru, giĆ Soprintendente regio della Sardegna. Oggi, infine, sono indagate dallo studioso ozierese Gian Gabriele Cau in due monografie fresche di stampa, ā Il San Piero di Zuri. La decorazione scultoreo architettonica e āIn Christi nomineā. Il ciclo dei colonnati del San Pantaleo di Dolianova ā simili al punto da apparire parti di una stessa collana e di uno stesso progetto editoriale, teso allāesaltazione di due tra i massimi gioielli della scultura architettonica medievale isolana.

Ā«Nel San Pietro di Zuri ā scrive Cau, non nuovo a studi sul Romanico in Sardegna ā, in un articolato progetto di interazione dei rilievi, collocati con chiari intendimenti didattici e catechetici, in precise posizioni dello spazio architettonico, lāarchitetto e scultore comense Anselmo tende, tra suggestioni templari e tentazioni gotiche, a dare rilievo alla Storia della salvezza nella concordanza biblica dei due Testamenti, il Vecchio e il Nuovo, mettendo in parallelo le vicende delle due realtĆ , delle quali una ĆØ figura e prefigurazione dellāaltraĀ».
Lo studio ĆØ denso di novitĆ iconologiche e iconografiche, e tra queste: lāUroboro e le più antiche rappresentazioni isolane dellāAnnunciazione a Maria e della Visitazione a Santa Elisabetta, ma anche le Cinque Perfezioni relative di Dio, ereditĆ della dogmatica tomistica preconciliare e al momento privo di riscontri nellāarte non solo medievale.
Ampio spazio si è riservato ai ritratti dei committenti giudicali e allo studio del rilievo più noto della scultura medievale isolana, sin qui considerato come una tradizionale rappresentazione coreutica.
Ā«Messo da parte su ballu tondu ā scrive Cau ā, si ĆØ riconosciuto in questo lāinedito soggetto dellāApertura dellāapocalittico quinto sigillo, da intendersi come trasposizione plastica dei versetti 6, 9-11 dellāApocalisse, in parallelo con quelli 39, 13-14 del Siracide, rappresentati sul capitello della corrispondente parasta del fianco occidentaleĀ». Misura dellāantica fortuna e considerazione popolare incontrata dal ciclo scultoreo-architettonico del San Pietro ĆØ la riproposizione del rilievo delle Anime elette dei martiri nella chiesa di San Bachisio di Bolotana (1597) e del rilievo di Adamo ed Eva nella Madonna della Guardia di Ardauli (1630-1690), al quale lāAutore dedica una analisi inedita e dettagliata.

Se a Zuri gli episodi della Biblia pauperum corrono paralleli nei capitelli delle lesene e delle paraste dei fianchi, nellāantica ex-cattedrale di Dolia le storie neo e veterotestamentarie dei capitelli dei colonnati si intersecano idealmente a disegnare una lettera āXā (āchiā), che ĆØ lāiniziale del nome greco X(ristòs). Finalmente sciolto questo che Francesca Pulvirenti Segni definƬ un Ā«inquietante enigmaĀ», prende cosƬ forma un ciclo scultoreo architettonico ā un unicum nella storia dellāarte non solo isolana ā in cui, nella evoluzione della Storia della salvezza, il tempio, prima quello ebraico e quindi quello cristiano, ĆØ il vero protagonista. Si rivela allora lāereditĆ di una cultura templare, avviata col regno di Barisone I nel giudicato di Arborea, coltivata da Guglielmo (I)-Salusio IV de Lacon-Massa nel super-giudicato di Cagliari e Arborea, e recepita da Ugone I de Bas-Serra giudice condomino dellāArborea, ricordato nel San Pantaleo insieme a (Si)nispella de Lacon-Serra sua madre (ma anche nonna della mitica Adelasia di Torres), nellāinedita e ritrovata epigrafe sepolcrale, oggi sul paliotto litico dellāaltare neobasilicale del S. Pantaleo di Dolianova.
Artefice del magnificente progetto ĆØ, stavolta, certo magister Bonanus raffinatissimo scultore architetto, forse toscano ma di cultura borgognona, straordinario ideatore di inedite, spesso uniche invenzioni iconografiche, documentato nel cantiere doliense prima del 1288. Committente dellāopera ĆØ ancora Mariano II de Bas-Serra Giudice di Arborea e Signore della Terza Parte del Cagliaritano, che per puro narcisismo interferisce nella fase ultima dei lavori, modificando, senza completamente stravolgerlo, lāesuberante impianto architettonico del Bonanno, imbastito sul nome del Cristo, autentico āluogo della dimora divinaā neotestamentaria.
I volumi, con un ricco apparato di illustrazioni, sono stati stampati dallāindipendente āKerigma editoreā in tiratura limitata, quasi un āfuori commercioā. Le poche copie sono reperibili presso la libreria Bellu, in piazza Garibaldi a Ozieri. In alternativa possono essere richieste allāautore (gabricau@tiscali.it), fino ad esaurimento scorte.
Gian Gabriele Cau (Sassari, 1959) ĆØ stato conservatore del Museo diocesano di Arte Sacra di Ozieri. Libero ricercatore ĆØ impegnato da qualche lustro nello studio della Storia dell’arte medievale e moderna in Sardegna, con particolare riguardo alla scultura medievale e al tardo-manierismo.
Ć autore di numerosi saggi e articoli pubblicati su: Theologica & Historica Annali della Pontificia FacoltĆ Theologica della Sardegna, BTA – Bollettino Telematico dell’Arte, Rivista Cistercense, Quaderni bolotanesi, Annali di Storia e Archeologia sulcitana, Sardegna Antica: Culture me-diterranee, Almanacco Gallurese, Voce del Logudoro.
In copertina: Capitello della NativitĆ , Passione, Morte e Resurrezione del Cristo del magister Bonanus, San Pantaleo di Dolianova, ante 1288.
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