• 29 Aprile 2024
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Monti, la vendemmia per il passito alla Cantina del Vermentino diventa occasione di festa

Vendemmia passito Cantina del Vermentino Monti
La raccolta è stata eseguita, straordinariamente, da dirigenti e dipendenti in un vigneto situato nei pressi del santuario di San Paolo eremita.

MONTI. Un ritorno alla tradizione! L’ultima fatica della stagione della vendemmia alla Cantina del Vermentino si è tradotta in una grande festa, con la raccolta delle uve per il passito. Come dal calendario, la vendemmia quest’anno ha avuto inizio alla fine del mese agosto con la raccolta delle uve a bacca bianca, utili per il vino frizzante Balari. È proseguita successivamente, a settembre ed ottobre, con il taglio delle uve che consentono la produzione di tutti gli altri vini che si lavorano nello stabilimento della Cantina. E si è, appunto, conclusa nei giorni scorsi con il passito. In questa circostanza, in accordo col l’enologo, è stato scelto un vigneto a 500 metri sul livello del mare, nei pressi del santuario di San Paolo eremita.

Monti Vendemmia passito Cantina del Vermentino

La raccolta è stata eseguita col metodo della pinzatura sul vigneto, una volta raggiunta la caratteristica ottimale dell’uva per produrre quel tipo di vino. A quest’ultima operazione hanno partecipato tutti: dirigenti e dipendenti e si è conclusa con una festa. Una sorta di ritorno al passato. Soddisfatti per l’iniziativa i membri del Consiglio di amministrazione, il presidente Mauro Murrighile ed il vice Gian Paolo Raspitzu che hanno avuto espressioni di plauso per come sono andate le cose e l’atmosfera vissuta, definendo la giornata storica per l’azienda. Infatti da sempre questa operazione era svolta dai soci. «Quest’anno – hanno sottolineato i dirigenti – si è deciso di vivere tutti insieme, amministratori e dipendenti, questo giorno di festa, perché di questo si tratta».

Si è ribadito che la Cantina sociale del Vermentino non è solo una azienda, ma è anche una grande famiglia, un gruppo di persone che lavora con passione e competenza. «Ci piace il fatto che i ragazzi lavorino col sorriso, scherzare e non vedere l’ora che inizio un nuovo giorno di lavoro. Dal 1956 abbiamo a cuore il nostro territorio, la nostra azienda, ma soprattutto la nostra famiglia… perché chiamarli dipendenti non ci piace molto». Finita la raccolta tutti a pranzo a festeggiare.

Giuseppe Mattioli

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