• 28 Aprile 2024
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Oristano, 14 persone indagate per produzione e spaccio di marijuana

Polizia Oristano
Il gruppo, grazie alla produzione di uno stupefacente di alta qualità e a basso costo, era riuscito a monopolizzare il mercato oristanese.

ORISTANO | 3 gennaio 2024. Una complessa operazione, denominata “The butcher” (Il macellaio), ha portato alla luce una rete criminale attiva in provincia di Oristano, specializzata nella produzione e spaccio di droga. L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica, è stata condotta dalla Squadra Mobile della Questura. A conclusione delle indagini preliminari sono stati notificati gli avvisi di garanzia a 14 persone residenti tra Oristano, Palmas Arborea e Masullas.

L’attività ha mobilitato oltre 80 uomini tra Polizia di Stato di Oristano, Reparto prevenzione crimine Sardegna, Reparto volo di Fenosu, unità cinofile della Polizia di Stato di Abbasanta e della Guardia di Finanza.

Le prove sono state raccolte dopo numerosi appostamenti e pedinamenti e da attività tecniche, grazie alle quali si è riusciti ad individuare i luoghi in cui il gruppo criminale nascondeva lo stupefacente da immettere nel mercato oristanese. Durante le indagini sono stati eseguiti numerosi sequestri di marijuana, ed è stato appurato che il sodalizio si occupava della coltivazione di migliaia di piante di canapa indiana illegale, per poi lavorarle ed avere il prodotto disponibile allo spaccio per tutto l’anno. Tra le altre cose è emerso che gli stessi componenti della banda fornivano i terreni e la manodopera per gestire le piantagioni. Si stima che la quantità di marijuana immessa sul mercato provinciale sia arrivata a circa una tonnellata.

Caratteristica distintiva delle piante coltivate dagli indagati è l’altissimo principio attivo: il THC nello stupefacente sequestrato ha infatti raggiunto picchi del 25,6%, un dato preoccupante che evidenzia una continua ricerca sulla genetica della marijuana, al fine di creare un prodotto di qualità sempre superiore e monopolizzare il mercato.

L’inchiesta ha consentito di raccogliere prove incriminanti contro tutti i soggetti coinvolti, alcuni dei quali sono stati raggiunti da misure cautelari emesse dalla Procura della Repubblica o arrestati in flagranza di reato. L’indagine ha inoltre permesso di ricostruire l’intera filiera dello stupefacente sequestrato, evidenziando l’intelligente intuizione imprenditoriale del gruppo, che aveva deciso di produrre autonomamente lo stupefacente a costi quasi nulli, permettendo così di spacciarlo, sia al dettaglio che a livelli intermedi, a un prezzo molto competitivo nel territorio, e così, grazie anche all’altissima “qualità” del prodotto, di monopolizzarlo.

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