• 19 Aprile 2024
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Ozieri ricorda Romina Meloni, vittima di femminicidio

Romina Meloni scarpe rosse

OZIERI. «Insieme si può uscire dalla violenza, nessuna donna si deve sentire isolata per quello che vive o si deve sentire abbandonata. La violenza sulla donna non è una faccenda personale ma collettiva e collettivamente va trattata».

Con questa motivazione, a due anni esatti dalla tragica morte di Romina Meloni, uccisa a Nuoro per mano del suo ex compagno, l’Amministrazione comunale di Ozieri con il centro per la famiglia Lares e l’Istituzione San Michele hanno aderito al progetto dell’artista messicana Elina Chauvet “Zapatos Rojas”. Ovvero, la predisposizione di uno spazio gremito di scarpe rigorosamente rosse in simbolo del numero delle violenze, delle morti e dei maltrattamenti che le Donne hanno subito nella loro vita. «Ogni paia di scarpe rappresenta una storia di paura – spiegano gli organizzatori –, ma anche l’enorme forza di volontà di voler combattere tutta questa paura e questo dolore per far sì che questo orrendo fenomeno sia definitivamente sconfitto, e che la donna sia rispettata per la bellezza del suo essere».

Grazia Niedda 1

In altre parole, un modo per gridare a gran voce la vicinanza alle donne vittime e per non dimenticare Romina e tutte coloro che hanno perso la vita a causa di uomini violenti.

La manifestazione si terrà a Ozieri mercoledì 31 marzo, a partire dalle 17,30, nella suggestiva cornice del piazzale del Museo Archeologico “Alle Clarisse”, chiunque può fare la sua parte portando un paio di scarpe rosse, per contribuire a creare un’occasione di riflessione e favorire il cambiamento, perché la violenza non ha classe, etnia, abilità, disabilità ma ha un genere, quello maschile.

Le scarpette potranno essere consegnate al Museo da lunedì 29 marzo dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00. L’evento sarà trasmesso in diretta Facebook sulla pagina del Museo Archeologico: https://www.facebook.com/museozieri

Giovanni Pala

L’omicidio di Romina Meloni

L’ozierese Romina Meloni, 49 anni, è stata uccisa dall’ex compagno Ettore Sini (49) la domenica del 31 marzo 2019. La donna, separata già da diversi anni dal marito, aveva chiuso da poco tempo una relazione con Sini e iniziato una nuova storia con Gabriele Fois, con il quale conviveva in un appartamento a Nuoro.‍

Proprio qui, Ettore Sini, agente di polizia penitenziaria di Bono, si presentò durante il pomeriggio, armato di pistola. Entrato nell’abitazione, iniziò a sparare uccidendo la ex e ferendo gravemente il nuovo compagno.

Dopo l’omicidio l’assassino fuggì via, subito ricercato dalle forze dell’ordine fu bloccato mentre vagava in evidente stato confusionale a Sassari.‍ Durante la fuga era riuscito a telefonare al figlio della donna, confessando l’omicidio e minacciando che si sarebbe ucciso.‍

L’uomo, rinchiuso nella casa circondariale di Bancali a Sassari e interrogato dal Gip durante l’udienza di convalida dell’arresto, si avvalse della facoltà di non rispondere. L’autopsia su Romina Meloni confermò che la causa del decesso era riconducibile ad un unico colpo di pistola al collo.‍ Gabriele Fois, invece, ferito da un proiettile alla testa,‍ fu ricoverato in gravi condizioni. Uscì dall’ospedale dopo una lunga degenza.

Ottica Muscas

Il 3 dicembre 2019 Sini è stato rinviato a giudizio in rito abbreviato. Il 17 gennaio del 2020 il giudice del Tribunale di Nuoro lo ha condannato  all’ergastolo.

Le motivazioni della sentenza di primo grado hanno sottolineato che Sini non aveva mai mostrato alcun segno di pentimento. «Ebbe a disposizione oltre un’ora e un quarto per sbollire la propria rabbia, per desistere dal proprio intento omicida, per riattivare le proprie funzioni cerebrali e i propri freni inibitori – spiegò il giudice –, per comprendere che il sangue non era e non poteva essere la soluzione al suo dramma… Non si è mai costituito e non aveva intenzione di farlo».

Nel febbraio del 2021 si è aperto il processo di secondo grado, alla Corte d’Appello di Sassari, durante il quale l’imputato Ettore Sini è stato sottoposto, su richiesta dei suoi legali, a una perizia psichiatrica per verificare la sua capacità di intendere e di volere al momento del fatto.‍

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