• 27 Giugno 2025
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Un pizzico di Sardegna e leggenda illirica nella storica promozione della Taulantet

La Taulantet
La squadra formata da soli calciatori albanesi conquista la Prima categoria Umbra grazie anche al contributo del vice allenatore di origini dorgalesi Mirko Loche.

Venerdì 27 giugno 2025. C’è un cuore che batte forte anche dalla Sardegna nella favola calcistica della Taulantet, squadra interamente composta da ragazzi di origine albanese che ha compiuto una vera e propria impresa sportiva, conquistando la promozione nella Prima categoria Umbra. A rendere ancora più speciale questo traguardo è la presenza in panchina del giornalista Mirko Loche, classe 77, originario di Dorgali, da 25 anni in Umbria, al suo primo anno da allenatore Uefa D. Con lui, nel ruolo di vice, la Sardegna ha dato un contributo decisivo a un progetto che parla di integrazione, passione e identità.

Mirko Loche
L’esultanza di Mirko Loche – primo da sinistra

Fondata nel 2012 come progetto sociale per l’inclusione dei giovani albanesi in Umbria, la Taulantet prende il nome dall’antica tribù illirica dei Taulanti, simbolo di fierezza e resistenza. In soli due anni di militanza FIGC ha costruito una squadra capace di abbattere stereotipi e barriere, conquistando il cuore di oltre 200 tifosi che, ad ogni a ogni partita, hanno sostenuto i loro beniamini, spingendoli verso la promozione nella categoria superiore.

Accanto all’esperto allenatore toscano Roberto Gallastroni, un lungo ed onorato passato nel professionismo, Loche ha costituito il classico valore aggiunto, portando umanità e leadership e diventando un punto di riferimento per i ragazzi. Il capitano Marjo Seiti lo definisce «un fratello maggiore, un matto che ci ha sempre creduto». Per molti, più di un allenatore: un ponte tra mondi e culture.

«Quando mi hanno proposto questo incarico, ho pensato subito a Dritan – aggiunge Loche –, un caro amico albanese conosciuto all’università. Con lui condividiamo la parola ‘lealtà’, e ritrovare quei valori nello spogliatoio della Taulantet è stato naturale. In loro ho rivisto la mia stessa storia, solo con un passaporto diverso. «Il progetto della Taulantet dimostra che il calcio può essere molto più di uno sport: può essere una lingua comune, un atto di riscatto, un ponte tra culture, che conferma che dalla Sardegna all’Albania, passando per l’Umbria, c’è un filo invisibile che unisce chi viene dal mare, chi cerca una casa, e chi la costruisce ogni giorno nel rispetto reciproco».

Il legame tra Sardegna e Albania non è solo simbolico, ma affonda le radici anche nella leggenda. In Albania, nei pressi di Scutari, esiste ancora oggi un villaggio chiamato Ishulli i Sardës – l’isola dei Sardi – che sorge su un isolotto del fiume Drin. Secondo la tradizione orale locale, in tempi antichissimi, un gruppo di Sardi sarebbe approdato lì durante le loro rotte mediterranee, lasciando tracce indelebili nella cultura e nel nome del luogo. Non è un caso isolato: alcuni storici ipotizzano che i Shardana, misterioso popolo del mare, abbiano avuto contatti o insediamenti lungo le coste illiriche, l’odierna Albania. Un’ipotesi affascinante che rende ancora più evocativo questo legame ritrovato.

Nel pallone che rotola sotto il sole umbro, c’è il battito di un’identità collettiva che non ha confini. E anche un pizzico di orgoglio barbaricino.

Raimondo Meledina

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