• 27 Luglio 2024
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Vini sardi taroccati, due imprenditori nei guai per frode fiscale e commerciale

Vini contraffatti Sardegna

Grazie all’operazione “Paper Wine” le Fiamme Gialle hanno scoperto un’illecita commercializzazione di vini sardi, venduti con false certificazioni Doc, Docg e Igt. Questi vini, infatti, pur mostrando i marchi identificativi sulle etichette, avevano poco a che fare con la tradizione vinicola della Sardegna. Le bottiglie di Vermentino di Gallura e di Sardegna, Monica di Sardegna, Cannonau e Isola dei Nuraghi, secondo le indagini, sarebbero state in realtà prodotte utilizzando buona parte di uve e vini provenienti da altre regioni del Sud Italia. Al centro dell’inchiesta l’azienda agricola Zanatta, con sede legale a in Veneto e stabilimento produttivo a Olbia.

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A smascherare questa presunta frode fiscale e commerciale da oltre 3 milioni di euro, la Guardia di Finanza del comando provinciale di Sassari che ha inoltre sequestrato anche 5mila ettolitri di vino per un valore commerciale stimato di oltre 1,5 milioni di euro. I due amministratori dell’azienda Zanatta sono stati segnalati alla Procura di Tempio Pausania per “per dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, frode in commercio aggravata e contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari”. Denunciati anche 8 titolari delle cantine fornitrici per emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Le indagini sono state condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria, con la collaborazione dei Carabinieri della Compagnia di Bonorva e dei Funzionari del Dipartimento dell’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e della Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari – ICQRF Sardegna . Le verifiche, iniziate circa un anno fa, hanno rivelato che l’azienda Zanatta avrebbe utilizzato documenti falsi e contabilizzato fatture emesse da soggetti locali compiacenti per la fornitura di uva e vino che in realtà provenivano da altre regioni. I vini contraffatti venivano venduti sia sotto l’etichetta Zanatta sia sfusi ad altre aziende, che li commercializzavano in buona fede. Si stima che, attraverso questa pratica illecita, l’azienda sotto inchiesta abbia incassato circa 3 milioni di euro.

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