Bosa, lavori sul fiume Temo: cittadini in rivolta scrivono al sindaco per avere risposte

Il Comitato “Non Ti Temo” denuncia promesse disattese e irregolarità nel progetto di difesa idraulica da oltre 20 milioni di euro: «Il fiume Temo è stato tradito, ancora una volta. E con lui i cittadini che chiedono chiarezza, rispetto e sicurezza».
BOSA | 6 settembre 2025. Il Comitato civico “Non Ti Temo”, che raggruppa oltre 700 persone, ha inviato ieri una lettera al sindaco di Bosa Alfonso Marras per denunciare quanto sta accadendo sul Temo e lamentare «promesse disattese, lavori iniziati al contrario di quanto garantito e il silenzio assordante da parte dell’Amministrazione». «Il fiume Temo – dicono – è stato tradito, ancora una volta. E con lui i cittadini che chiedono chiarezza, rispetto e sicurezza».
Il riferimento è al progetto di difesa idraulica del corso d’acqua che punta a ridurre il rischio di alluvioni che da anni colpiscono la città. Finanziato con fondi statali e regionali e gestito dal Commissario straordinario per il dissesto idrogeologico (il presidente della RAS), prevede la costruzione di nuovi argini in cemento armato e terra, canali di scolo, e muri di contenimento sulle due sponde del fiume.
Seppur l’obiettivo dichiarato è quello di proteggere la città e il territorio dagli eventi alluvionali, il progetto però ha sollevato forti critiche tra la cittadinanza e di cui si sta facendo promotore il Comitato “Non Ti Temo”. Il gruppo sostiene infatti che «mancano manutenzione ordinaria e pulizia del fiume, dei torrenti e dei canali tombati che gli gravitano intorno e all’interno (ora causa principale degli allagamenti)». Inoltre, sempre secondo il Comitato, i nuovi argini rischiano di alterare il paesaggio e di aumentare i pericoli locali in caso di eventi estremi, sempre più frequenti. A tutto questo ci sarebbe da aggiunge anche la questione della diga, posta a presupposto dei progetti, che, non essendo mai stata collaudata né messa in funzione, non risolverebbe i problemi strutturali del sistema idraulico.
Il punto dolente
«Ci era stato detto, davanti a tutti, sia in sede istituzionale che privatamente – rileva nella nota stampa il Comitato – che si sarebbe partiti dal banchinamento. Un impegno ribadito più volte, in Consiglio comunale e negli incontri pubblici. La realtà? Ruspe dentro giardini e orti privati, ulivi abbattuti, distruzione senza permessi, cantieri senza cartelli né preavvisi, ditte che arrivano in pieno agosto senza alcuna trasparenza. E il banchinamento, che doveva essere la priorità, è fermo. Questo non è un dettaglio. È il segno di una gestione opaca, di scelte calate dall’alto e di una responsabilità che nessuno vuole assumersi. Siamo arrivati al punto che gli stessi cittadini vengono rimandati a noi, come se un comitato civico dovesse sostituirsi alle istituzioni. Ma non è così: noi non siamo il Comune, non siamo l’ufficio tecnico, non siamo chi incassa stipendi e incarichi. Noi siamo cittadini che presidiano la democrazia».

Tra le presunte irregolarità del progetto di difesa idraulica, il Comitato segnala «la mancanza dell’autorizzazione idraulica prevista dalla legge», che il «progetto si regge su una diga mai collaudata né attivata» e che la «Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) è un fantasma». «Su queste basi – sottolineano –, l’opera da oltre 20 milioni di euro avanza comunque, cancellando pezzi di territorio e lasciando dietro rabbia e sfiducia».
Alla luce di questo, il Comitato chiede pertanto un incontro immediato con il sindaco e la giunta per ottenere risposte pubbliche e trasparenti. In caso contrario, annunciano che la vicenda sarà portata davanti alle sedi istituzioni regionali e nazionali. «Il tempo dei proclami è finito. Ora servono assunzioni di responsabilità», conclude la nota.

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