Circolo di Pes’a culu a Bultei, intervista all’archeologa Giuseppina Marras

La studiosa, membro del CeSIM), questo sabato sarà nel piccolo centro del Goceano per un convegno dedicato al sito archeologico, scoperto di recente.
BULTEI | 27 novembre 2025. A Bultei, nella foresta di Sa Fraigada, è stato individuato lo scorso anno un monumento megalitico che pare fungesse per le comunità preistoriche come calendario, sfruttando l’allineamento solare. Questo affascinante argomento sarà al centro del convegno dal titolo “La Sardegna nella Preistoria. Il Circolo di Pes’a culu a Bultei”, organizzato dalla Pro Loco per sabato 29 novembre (ore 10) nel centro culturale Aldo Moro (leggi il programma). All’incontro parteciperà come relatrice, insieme ad altri studiosi, l’archeologa Giuseppina Marras, membro del comitato direttivo Centro Studi Identità e Memoria (CeSIM), a cui abbiamo posto alcune domande sull’argomento.
Lo scorso 12 luglio il sito seriale “Arte e architettura della Sardegna preistorica. Le domus de janas” che include 17 monumenti, è stato inserito nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco. Come si è arrivati a questo importante riconoscimento?
«Tutto è iniziato nel 2018, da un’idea della professoressa Giuseppa Tanda, presidente del Centro Studi Identità e Memoria (CeSIM). Il successo è frutto di una sinergia eccezionale tra CeSIM, “Rete dei Comuni delle domus de janas” (guidata da Alghero), il MIC, le Università e le Soprintendenze della Sardegna, insieme a un team di esperti e società specializzate. Un ringraziamento doveroso va alla Regione Sardegna per il supporto finanziario.
Eravamo già consapevoli del valore inestimabile delle domus de janas, ma con il conferimento del titolo, questi monumenti sono diventati ufficialmente Patrimonio dell’Umanità, attirando su di sé gli occhi dell’intera comunità scientifica mondiale.
Oggi, possiamo guardare al futuro con maggiore serenità: le domus de janas UNESCO saranno conservate, protette e valorizzate secondo i massimi standard globali, garantendo la loro conoscenza in tutto il mondo. Questo risultato porta con sé benefici concreti, anche economici, per l’intera isola, rappresentando una vera e propria boccata d’ossigeno soprattutto per le aree della Sardegna interna. Tra queste c’è anche il Goceano, entrato in questa prestigiosa lista grazie alla necropoli di Sos Furrighesos di Anela».
La storia non vive solo nei musei, ma in ogni esperienza che la riporta alla luce. La scoperta del circolo di Pes’a culu di Bultei è una di quelle occasioni per riscoprire un passato che continua a parlare al presente.
«Certo, la struttura di Pes’a culu rappresenta un pezzo di storia del nostro territorio. L’unico monumento preistorico conosciuto a Bultei era l’allée couverte di Su Coveccu, ora sappiamo che sia in montagna, che a valle, ci sono testimonianze di quel periodo. Inizialmente era l’unico circolo censito nel territorio comunale, ma oggi ne contiamo ben quattro.
Purtroppo, i circoli di pietre sono spesso misconosciuti dal pubblico, sono scambiati per semplici recinti per animali, e questo ne ha compromesso la conservazione nel tempo.
Il circolo di Bultei ha subito destato l’attenzione per la presenza dei due grossi massi che sembravano disposti in modo intenzionale. Quella che all’inizio era solo un’intuizione si è trasformata in una rivelazione grazie alla collaborazione con Michele Forteleoni della Società Astronomica Turritana.
Le indagini hanno riservato una grande sorpresa: quei due massi erano strategicamente allineati con il sorgere del sole al solstizio estivo! Questo rende la struttura di Pes’a culu un sito interessante perché ci racconta del rapporto spirituale che legava le comunità preistoriche ai fenomeni naturali e ai cicli stagionali, probabilmente legati a riti agrari fertilistici».
Si dice che il toponimo abbia scoraggiato il progetto della costruzione di una chiesa, nel solco della tradizione che vede la chiesa di San Saturnino, sempre in territorio di Bultei, costruita sulla sommità di un nuraghe. Una continuità nei luoghi dedicati al culto del divino.
«Non sapevo niente di questa intenzione. Capita spesso di trovare chiese costruite sopra monumenti archeologici, il più delle volte sopra precedenti luoghi di culto. E questo, probabilmente, è avvenuto anche a San Saturnino. Un sincretismo religioso che ha origini molto antiche.
A supporto di questa ipotesi esiste un recente studio condotto da Saba che parte dal documentato culto romano di Esculapio a San Saturnino.
In un’epigrafe rinvenuta a San Nicolò Gerrei si parla della divinità romana Aescolapius Merre che viene identificata con la divinità greca Asklepiòs Merre e con quella punica Eshmun Merre. L’appellativo “Merre” significa “guaritore” e, secondo Mastino, indicherebbe una divinità di origine paleosarda. Quindi, a San Saturnino potrebbe retrodatarsi il culto di questa divinità salutifera fino all’età nuragica e, forse, fino al neolitico, viste le emergenze archeologiche rinvenute nell’area».

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