• 13 Gennaio 2025
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Ozieri, i Bonayres rivisitano i canti natalizi della tradizione sarda

Bonayres Ozieri
Il lavoro della band ozierese presentato in anteprima a Berchidda durante la manifestazione di “Notte de chelu”.

OZIERI | 21 dicembre 2024. Un viaggio musicale nel cuore del Natale sardo, attraverso la rivisitazione di alcuni canti in limba della tradizione. È questo il nuovo progetto dei Bonayres, band ozierese impegnata dal 2016 nella valorizzazione dei legami artistici che la Sardegna intesse non solo al suo interno ma anche fuori dall’isola. Il gruppo ha presentato a Berchidda lo scorso fine settimana il suo lavoro durante l’undicesima edizione di “Notte de chelu”, suscitando l’apprezzamento del pubblico, che ha seguito con grande attenzione ed empatia la loro prima assoluta.

Nella suggestiva Funtana Inzas, alle pendici del Limbara, i Bonayres hanno presentato i primi sei brani rivisitati, tutti composti nel 1927 dalla sensibilità melodica di don Agostino Sanna e dalla profonda dedizione per la lingua sarda e la poesia di don Pietro Casu. Un fortunato connubio artistico tra il sacerdote ozierese e berchiddese, che ha prodotto delle opere diventate patrimonio della cultura musicale dell’isola.

Bonayres a Berchidda
Da sin.: Piermario Tedde, Giuseppe Salis, Antonello Muscas, Piermario Costanza e Laura Mulas.

«Siamo stati attratti dai brani della tradizione natalizia sarda perché si tratta di canti che a breve compiranno 100 anni e che sono conosciuti da tante generazioni», spiegano i Bonayres. «Essi rappresentano un bagaglio culturale condiviso da ogni sardo, anche da coloro che hanno dovuto emigrare, e fanno parte integrante del Natale in Sardegna. Accanto al presepe, l’albero, la novena e gli auguri, questi brani sono una componente fondamentale delle festività, come esemplificato dai riti legati a “Sos tres res”. Abbiamo accolto con grande entusiasmo la possibilità di presentare in anteprima il nostro lavoro al pubblico di “Notte de chelu” ed è stato per noi un onore suonare i primi sei brani tra quelli previsti, rivisitati ed elaborati secondo il nostro sound, sui gradini della suggestiva Funtana Inzas, alle pendici del Limbara, in quei luoghi dove i brani hanno preso vita per opera di babbai Pedru Casu e babbai Agostino Sanna».

«I due religiosi – evidenzia Laura Mulas, voce del gruppo – vollero creare insieme un vero e proprio quanto originale presepe sonoro in cui, nei singoli nove giorni precedenti l’avvento, i fedeli potessero avere un brano dedicato ad ogni atto dell’avvenimento evangelico, ad iniziare con Giuseppe e Maria che “Acculzu a Betlemme” cercano un precario riparo, fino alla rivelazione del “Naschid’est” con le campane del Gloria che suonano a festa per il gioioso evento. Nei primi giorni dell’Avvento protagonista delle canzoni è la grotta che, nelle meravigliose immagini poetiche di Pedru Casu, da povera, nuda e brutta, si trasforma in paradisu. All’inizio ospita solo la Sacra Famiglia ma nei giorni successivi in “Andemus a sa Grutta” accoglie i pastori, ed infine “In sa notte profunda” essa diventa il luminoso ritrovo di schiere angeliche che giungono a rendere omaggio a Su Bambinu. Già, l’unico Bambino al mondo che può essere così chiamato in lingua sarda , essendo tutti gli altri solo “pizzinnos”, come si evince dal famoso “Vocabolario Italiano-Sardo” di Pedru Casu.

«Le melodie e le armonie di Agostino Sanna da dolci e a tratti malinconiche nei primi giorni dell’avvento – spiega ancora Laura Mulas – si fanno via via più vivaci esplodendo nel riecheggiare del messaggio di gioia incessantemente ripetuto in “Notte de chelu”: …Es nadu, es nadu, es nadu..., a rivelare con il mezzo musicale quanto di molto atteso e molto importante fosse avvenuto. Da evidenziare la struttura melodica del brano “Duos Isposos” che ha colpito per la sua bellezza tanti artisti, tra tutti Antonella Ruggero che ha deciso di interpretarla. Anche il brano “Naschid’est in sa capanna” ha dimostrato più volte di essere duttile e capace di vestirsi di varie sonorità, tra cui il toccante jazz di Paolo Fresu».

«Non si può non citare – prosegue Laura – il lavoro fondamentale svolto da Annamaria e Giovanni Puggioni nel tramandare questi brani: a loro va il grande riconoscimento di aver portato le canzoni di Natale  accanto ad ogni presepe dell’isola, in ogni casa e in ogni cuore. Proprio il Duo Puggioni – conclude – ha esaudito il desiderio dei due sacerdoti, che scelsero nel sardo, la lingua madre, quella lingua che meglio del latino (in quegli anni la messa era celebrata in latino) potesse essere familiare ai credenti e entrare nei loro cuori e nel loro contesto familiare e sociale».

Con questa nuovo lavoro, i Bonayres proseguono dunque il loro percorso di ricerca musicale, dopo il primo album dal titolo “Il mare addosso” che connette il tango argentino con la Sardegna e il secondo lavoro discografico “Xilema” in cui omaggiano la poesia logudorese. A Berchidda la band si è presentata in quintetto con Giuseppe Salis alla chitarra, Piermario Tedde al basso, Antonello Muscas alla batteria, Piermario Costanza alle percussioni e Laura Mulas alla voce e alla presentazione. 

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