Ozieri, «una città che offre pochissimo a chi desidera costruirsi un futuro dignitoso»

OZIERI | 3 agosto 2025. Riceviamo e pubblichiamo la lettera-riflessione di un giovane sul problema legato alla mancanza di prospettive occupazionali a Ozieri, soprattutto per i ragazzi.
«Vivo in una cittadina meravigliosa, ricca di storia, tradizioni ancora vive e una forte identità. È qui che sono nato, cresciuto e dove continuo a vivere. Eppure, nonostante l’attaccamento a questo luogo, mi sento spesso fuori posto, come se mancasse lo spazio per immaginare un domani stabile. A 33 anni, mi ritrovo – come molti miei coetanei – a fare i conti con una realtà che offre pochissimo a chi desidera costruirsi un futuro dignitoso.
Le occasioni lavorative sono scarse, precarie, e spesso affidate al passaparola. La risposta più frequente a chi cerca un impiego è sempre la stessa: “Prova a farti la stagione“. Una soluzione tampone, che non può diventare un progetto di vita. Oppure, l’alternativa è tentare la strada dell’autoimprenditorialità – ma non tutti hanno le possibilità, le risorse o le competenze per farlo. E non è giusto che restare significhi per forza arrangiarsi.
Il disagio è ancora più profondo per chi appartiene alle categorie protette. La normativa prevede strumenti per favorire l’inserimento lavorativo di chi ha diritti specifici, tipo persone svantaggiate o con disabilità, ma nella pratica regna l’ignoranza o peggio, l’indifferenza. Così, chi avrebbe diritto a maggiori tutele e a una corsia preferenziale si ritrova escluso, invisibile.
Questa condizione non riguarda solo chi oggi è nel pieno dell’età lavorativa, ma anche chi si affaccia ora alla vita adulta: i ragazzi che frequentano le scuole, che si stanno formando e che sperano con entusiasmo e fiducia di restare qui. Ma cosa troveranno? Le stesse porte chiuse? Lo stesso consiglio, sempre più rassegnato, di andarsene?
È vero, aprire un’attività è una possibilità. Ma non può diventare l’unica via percorribile. E non si può chiedere a tutti di “inventarsi” un lavoro. Una comunità solida deve offrire opportunità, non demandare tutto alla buona volontà del singolo. E i corsi di formazione professionali da soli, se non accompagnati da una possibilità di tirocinio con fine di inserimento lavorativo o uno stage, da soli non bastano purtroppo.
La mia non vuole essere una critica sterile, né una lamentela. È una riflessione, scritta con rispetto ma anche con l’urgenza di chi sente il peso sulle spalle di rappresentare la voce fuori dal coro di tante persone come me, quelle che non hanno il coraggio di parlare. Sono abbastanza legato a questo posto. E proprio per questo mi costa fatica accettare che non ci sia spazio per chi vorrebbe restare.
Una città non vive solo di bellezza o memoria: ha bisogno di futuro, di lavoro, di attenzione concreta verso chi rischia di rimanere indietro. Il mio è un pensiero che credo accomuni tanti. Non che ci si aspetti scorciatoie o favori. Solo la possibilità di costruirci una vita qui, senza dover scegliere tra restare e rinunciare. Perché restare, oggi, dovrebbe essere una scelta possibile. Non un atto di resistenza».
Lettera firmata
Leggi le altre notizie su Logudorolive.it