• 27 Luglio 2024
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Parkinson, una malattia che colpisce sempre più persone

Parkinson Professor Paolo Solla Aou Sassari
In una conferenza web, il direttore della Neurologia dell’Aou di Sassari, Paolo Solla, ha incontrato on line il pubblico per parlare di una patologia che in Sardegna colpisce 5/6mila persone.

SASSARI. La malattia di Parkinson, seconda patologia neurodegenerativa più diffusa dopo l’Alzheimer, è stata oggi al centro di una conferenza web tenutasi in occasione della Giornata nazionale del Parkinson, che si celebrata ogni anno il 25 novembre. L’incontro, organizzato in collaborazione con la Limpe Parkinson, ha visto la partecipazione del professor Paolo Solla. Al centro dell’intervento del direttore della Neurologia dell’Aou di Sassari, la diagnosi e la ricerca delle cause che hanno provocato la malattia, la terapia farmacologica, la sopravvivenza e le cause del decesso.

In Italia le persone che convivono con questa patologia sono circa 300mila, con una prevalenza stimata di circa il 2% nella settima decade di vita, in Sardegna tra le 5 mila e le 6 mila. Al momento non ci sono farmaci capaci di invertire il corso della malattia, ma si è rivelato che l’esercizio fisico può avere un ruolo significativo, specialmente quando viene praticato attraverso allenamenti personalizzati.

«È una patologia che colpisce maggiormente il stesso maschile – ha spiegato Solla – e colpisce chiaramente persone in età avanzata. Per questo, entro il 2030, in considerazione del crescente invecchiamento della popolazione i numeri sono destinati a raddoppiare. Si registrano, però, casi di esordi precoci della malattia, anche prima dei 50 anni, associata a una suscettibilità familiare e altre comorbilità». Le cause potrebbero essere di tipo genetico e ambientale, come l’utilizzo di farmaci e l’inquinamento. «La genetica è un cantiere aperto – ha detto il docente sassarese – e a volte è possibile riscontrare malattie sovrapponibili al Parkinson, altre volte completamente diverse».

La malattia, classificata tra i disordini del movimento, si manifesta con sintomi quali bradicinesia, lentezza dei movimenti, rigidità degli arti e del tronco, e tremore a riposo. Il tutto associato a un quadro di instabilità posturale, con il busto proteso in avanti. Solla ha però ricordato che il Parkinson inizia a dare i primi segnali anni prima con problemi legati al sonno, all’olfatto, alla stitichezza e alla regolazione della pressione arteriosa. Sono inoltre presenti disturbi non-motori, inclusi quelli neuropsichiatrici quali apatia, ansia e depressione.

Nonostante l’aspettativa di vita dei malati, grazie agli interventi farmacologici, sia nella maggior parte dei casi simile a quella della popolazione generale, resta da risolvere il miglioramento del benessere psico-fisico. «Dobbiamo preoccuparci anche di questo – ha ribadito Solla – perché non si tratta solo di un dato di sopravvivenza. Quello che dobbiamo sicuramente migliorare è la qualità di vita dei pazienti».

Questo comporta quindi un approccio anche di tipo olistico che, tuttavia, non esclude il trattamento farmacologico. «L’approccio alla malattia di Parkinson è globale – ha sottolineato ancora il professore – farmacologico, riabilitativo, ma si deve anche pensare a un approccio sul versante sociale e psicosociale. Quindi è importante che ci sia una strategia condivisa, che non sia solo volta al mero del trattamento farmacologico, che è importantissimo e fondamentale, ma non può essere il solo». Un esempio è il progetto di attività fisica preventiva adattata che ha visto la collaborazione di associazioni sportive, Università di Sassari, Azienda ospedaliero universitaria e l’Asl.

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