• 27 Luglio 2024
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Revenge porn ad Alghero, arrestato un istruttore di body building

Polizia di Stato

ALGHERO. Atti persecutori e “revenge porn”. Un 47enne, istruttore di body building, è stato arrestato lo scorso 13 marzo dagli Agenti della Polizia Giudiziaria di Alghero che hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal Gip del Tribunale di Sassari.

Il provvedimento è stato messo in atto su richiesta del Pubblico Ministero dopo l’informativa presentata dal Commissariato di Alghero che aveva raccolto le denunce/querele delle vittime e prontamente avviato le indagini. Attività che hanno permesso di rilevare inequivocabili elementi di colpevolezza contro l’uomo, tra cui la divulgazione di foto intime (revenge porn) su una chat telefonica.

L’istruttore già a fine del 2021 era stato segnalato per violenze, minacce e persecuzioni a un’altra donna, con la quale aveva avuto una breve relazione. Comportamento che lo portò ad essere sottoposto alla misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa.

Nel corso della perquisizione nell’abitazione del 47enne gli Agenti hanno anche rinvenuto 3 pugnali e una pistola a gas compresso, facilmente confondibile con una pistola autentica.

Che cosa prevede l’Art. 612-ter (Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti).

”Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video di organi sessuali o a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e la multa da 5.000 a 15.000 euro.

La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento.

La pena è aumentata se i fatti sono commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici.

La pena è aumentata da un terzo alla metà se i fatti sono commessi in danno di persona in condizione di inferiorità fisica o psichica o in danno di una donna in stato di gravidanza.

Il delitto è punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della querela è di sei mesi. La remissione della querela può essere soltanto processuale. Si procederà tuttavia d’ufficio nei casi di cui al quarto comma, nonché quando il fatto è connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d’ufficio”.

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