• 16 Settembre 2025
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prezzo del grano crolla sotto i 30 euro al quintale, la denuncia di Cia Sardegna

Agricoltura grano
L’organizzazione agricola chiede a Unione Europea e Governo di tutelate il settore agricolo dall’import selvaggio.

CAGLIARI | 16 settembre 2025. Il settore cerealicolo sta attraversando una fase di forte crisi. A denunciarlo è Cia Agricoltori Italiani Sardegna, che denuncia come il prezzo riconosciuto ai produttori di grano sia sceso sotto la soglia dei 30 euro al quintale, rendendo l’attività non più sostenibile. Una situazione che stride di fronte all’aumento dei prezzi al consumo di pane e pasta, e ai profitti sempre più cospicui di trasformatori e pastifici.

Alla luce di questo quadro, l’Organizzazione chiede all’Unione europea e Governo italiano di intervenire con misure urgenti per tutelare le aziende agricole, soprattutto dall'”import selvaggio”. Infatti, l’impiego di grano estero è cresciuto notevolmente rispetto a quattro-cinque anni fa, peraltro con prodotti sui quali non si ha certezza delle componenti chimiche utilizzate per le coltivazioni. Ne consegue che le importazioni di cereali senza adeguati controlli contribuiscono non solo a deprezzare i prodotti nostrani, ma ad accrescere anche i problemi sulla sicurezza alimentare e della concorrenza sleale.

A tutto questo va ad aggiungersi poi l’impennata delle spese. «Con l’aumento dei costi di produzione e delle materie prime, oggi fuori controllo a causa dei dazi, delle guerre, delle speculazioni di mercato, oltre che per le ricadute negative degli effetti dei cambiamenti climatici – spiega Cia Sardegna –, le produzioni di granaglie stanno subendo una destabilizzazione che sta portando il settore fuori dal processo produttivo, con un grave impoverimento dei territori, in Sardegna come nel resto del Paese».

Cia assemblea

I costi di produzione sono ormai arrivati a 1200-1300 euro per ettaro. Si produce sottocosto, mentre l’incidenza dei fattori produttivi, tecnici, colturali e ambientali stanno diventando sempre più onerosi. «Con una resa media di circa 30/35 quintali a ettaro – evidenzia Cia – appare evidente che i cerealicoltori sardi stanno lavorando con perdite medie pari a circa 300-400 euro per ogni ettaro coltivato, e ciò si traduce in una attività non più remunerativa, situazione inaccettabile e non più sostenibile dalle aziende».

Per combattere tale situazione, secondo Cia, in Sardegna va ricostruito il comparto rilanciando le produzioni – grano, mais e delle granaglie in genere. «L’isola può dare un utile contributo a condizione che venga garantita continuità produttiva al settore con politiche di sostegno, in deroga anche alla disciplina ordinaria sugli aiuti di stato, in modo da rendere le produzioni remunerative per le aziende».

Serve dunque una politica, a livello Regionale, Nazionale ed Europeo «basata su una seria programmazione che dia respiro alla cerealicoltura e certezza di azioni incisive per assicurare la giusta remunerazione ai produttori, che garantisca un serio riequilibrio dei rapporti di filiera, tutelando la sostenibilità economica delle produzioni». 

L’Europa e l’Italia dovrebbero inoltre «attuare delle misure per affrontare seriamente il problema della concorrenza sleale, assicurando una seria certificazione della tracciabilità, standard adeguati in merito all’uso dei prodotti chimici nel processo produttivo e sui processi di lavorazione, comprese le regole che governano l’impiego dei macchinari e del personale umano», conclude Cia Sardegna.

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