• 14 Maggio 2024
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Le donne sarde che progettano il futuro si sono incontrate a Oristano

DONNE IMPRESA CONFARTIGIANATO ORISTANO
Imprenditrici e collaboratrici unite da una “proposta di crescita” per ridurre il divario di genere nel mondo produttivo e favorire la nascita di nuove imprese femminili. Presentati dall’ufficio studi di Confartigianato i dati sulle imprese donna in Sardegna.

ORISTANO. In Sardegna sono 39.374 le imprese guidate da donne, registrate nelle Camere di Commercio, che operano per lo più nei settori dei servizi alla persona e della pulizia, della moda e delle attività di ristorazione: queste rappresentano il 22,9% di tutte le realtà produttive dell’Isola e danno lavoro a più di 120mila dipendenti. Ben 4.327 aziende sono gestite da giovani donne. Su tutta la platea delle donne imprenditrici, quasi 5.946 sono imprese artigiane (il 15,1% su tutte le imprese al femminile). Ed è proprio sul lavoro delle donne che si è abbattuta con maggior violenza la forza della crisi Covid: i numeri, anche se in leggera ripresa evidenziano come queste oggi lavorino meno e siano anche più disoccupate rispetto al 2019.

A livello territoriale, nella vecchia provincia di Cagliari le imprese donna sono 16.114 di cui 2.465 artigiane (15,3% sul totale imprese donna), su Sassari-Gallura sono 12.672 di cui 2.075 artigiane (16,4%), a Nuoro sono 7.456 di cui 1.056 (14,2%) artigiane e a Oristano 3.132 con 350 artigiane (11,2%).

Sono questi alcuni dei dati che sono emersi dall’analisi sulle imprese al femminile realizzata dall’ufficio studi di Confartigianato Imprese Sardegna e presentati durante l’iniziativa regionale dedicata alle donne di Sardegna che progettano il futuro, dal titolo “SWAE, Sardinian Women, Artisan Empowerment”, svoltasi questa mattina a Oristano, con la collaborazione di Artigiancassa.

Aperta e rivolta alle titolari d’impresa e al team femminile, organizzata da Confartigianato Imprese Sardegna, in collaborazione con l’Università di Cagliari, la “proposta di crescita” è stata pensata per ridurre il divario di genere nel mondo imprenditoriale, favorire la nascita di nuove imprese femminili e facilitare l’accesso delle donne a posizioni di responsabilità nelle aziende già esistenti.

Davanti a una platea gremita da imprenditrici e collaboratrici d’azienda, il via ai lavori è stato dato dagli interventi di Maria Amelia Lai, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, e di Elisa Sedda, Responsabile Imprese Femminili e Pari Opportunità di Confartigianato Imprese Sardegna, che hanno fatto luce sul “panorama dell’imprenditorialità femminile” nell’Isola con dati, analisi e statistiche. Il coordinamento della parte pratica, invece, è stato affidato a Michela Floris, docente del Dipartimento Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Cagliari, e a Valeria Arca, Happines Trainer & Coachsultant).

Mamma in Sardegna

«Le imprenditrici hanno pagato il prezzo più alto della crisi pandemica, ma hanno anche saputo affrontare le difficoltà con eccezionali capacità di resilienza, problem solving, abilità multitasking – ha commentato la Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – su queste doti tipicamente femminili dobbiamo continuare a far leva per essere artefici del nostro futuro». 

«Quando la mia Presidente mi diede l’incarico, mi chiesi cosa avrei potuto fare – ha affermato Elisa Sedda, responsabile Imprese Femminili e Pari Opportunità di Confartigianato Imprese Sardegna non volevo deluderla e non volevo deludere le imprenditrici che dovevo rappresentare. Quindi mi sono fermata a pensare e mi sono chiesta se mi ero mai sentita davvero discriminata, se mi sono mai sentita inferiore. La risposta è stata no. Probabilmente per una serie di cause endogene ed esogene: la mia educazione, il mio vissuto, il mio carattere. Forse determinate situazioni non le ho percepite, me le sono fatta scivolare addosso, forse è stato il mio modo di proteggermi. A quel punto ho capito ciò che avrei voluto condividere, ho capito quale era il mio posto e quale sarebbe potuta essere la mia battaglia per la “sorellanza”. Voglio che tutte le Donne possano sentirsi come oggi mi sento io, e voglio sentirmi per sempre come mi sento oggi. Voglio che una donna che ha le capacità per potersi affermare, abbia sempre la possibilità e la grinta di farlo. Perché una donna che ha competenza deve essere valorizzata, sempre, e vederla in una posizione di responsabilità non deve più fare notizia. Ecco come è nato SWAE, ed ecco il suo scopo».

«Date alle donne occasioni adeguate ed esse possono far tutto”, affermava Oscar Wilde – ha sottolineato Michela Floris, docente del Dipartimento Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Cagliari – SWAE risponde a questo invito e si propone come un’opportunità per le donne imprenditrici. Un evento in cui le donne hanno dipinto il loro presente e immaginato il loro futuro. Perché dietro ogni strategia di successo c’è l’immaginazione, e ancor prima dell’immaginazione c’è l’acquisizione della consapevolezza del proprio valore e delle proprie potenzialità. SWAE è questo: un momento di riflessione, condivisione e crescita collettiva, unico nel suo genere. Un intenso percorso alla scoperta delle proprie competenze, dove la felicità rappresenta un elemento chiave per superare le criticità della quotidianità e realizzare un domani che si tinge di rosa».

I dati hanno anche ricordato come nel periodo della pandemia nel Paese si sia registrato un calo del 7,8% dell’occupazione femminile indipendente, a fronte del -6,1% registrato dalla componente maschile. Trend negativo anche sul fronte del fatturato delle imprese guidate da donne con una diminuzione di 4,4 punti rispetto alla media. Non va meglio per quanto riguarda gli impegni familiari dove le donne, nel ruolo di genitore, a causa della chiusura delle scuole durante la pandemia hanno sopportato un carico di lavoro doppio rispetto agli uomini.

Per quanto riguarda il mercato del lavoro l’occupazione rimane inferiore dello 0,8% rispetto ai livelli pre-crisi e si registra un calo dell’1,1% della componente femminile di intensità doppia rispetto a quella degli uomini (-0,6%). Un’analisi della dinamica dell’imponibile della fatturazione elettronica per settori, che considera il peso settoriale delle imprese femminili, evidenzia che i ricavi delle imprese femminili sono di 4,4 punti percentuali inferiori rispetto alla media.

«Tutto ciò conferma che la pandemia ha aggravato i problemi che esistevano già – ha continuato la Presidente Lai – oltre ad affrontare le maggiori difficoltà economiche dovute alla crisi, le donne hanno dovuto impegnarsi maggiormente nelle attività di cura dei propri familiari a causa della chiusura delle scuole. Le imprenditrici però hanno anche mostrato grandi capacità di reazione superando le difficoltà e portando avanti le proprie aziende. Servono politiche di sostegno che aiutino le donne e uscire da una situazione che le ha gravemente penalizzate». 

Ai record negativi però si accompagnano anche primati positivi del nostro Paese che è al primo posto in Europa per il maggior numero d’imprese a conduzione femminile, ben 1.336.227. Se l’Italia è il “Paese dell’anno”, come ha decretato “The Economist”, questo numero dimostra che il merito è anche delle donne e della loro grande capacità di reagire e affrontare un momento così difficile come quello vissuto con la pandemia.

«Noi siamo le imprenditrici della resilienza – ha rimarcato Maria Amelia Lai – e ogni giorno ci impegniamo a moltiplicare gli sforzi per accompagnare le nostre aziende in un futuro di sviluppo e in un’economia della sostenibilità caratterizzati da sei parole d’ordine: pianeta, persone, profitto, parità, progresso, pace».

A questo proposito, la Presidente ha evidenziato l’attenzione che, con il PNRR, il Governo dedica agli aspetti che possono colmare i gap riguardanti la conciliazione lavoro-famiglia e più in generale in tema di welfare che penalizzano in particolare le donne che svolgono attività indipendente.

«Nel Piano di Ripresa e Resilienza, sono state stanziate risorse importanti che possono colmare i gap riguardanti la conciliazione lavoro-famiglia e più in generale in tema di welfare che penalizzano in particolare le donne che svolgono attività indipendente. Si tratta di risorse che vanno utilizzate in fretta per venire incontro a un mondo, quello delle imprese femminili, che va sostenuto anche nell’ottica di rendere duraturo e stabile lo sviluppo”. “La difficile congiuntura sta portando, in ogni caso, a scelte aziendali più consapevoli e meditate, che potrebbero in parte essere legate anche alla crescente presenza femminile nelle funzioni di guida delle imprese – ha concluso la Presidente – incentivare la partecipazione femminile all’attività d’impresa, supportandone le competenze e la creatività per l’avvio di nuove iniziative economiche e la realizzazione di progetti innovativi, attraverso contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati, è la strada giusta per una società più equa e inclusiva».

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