• 2 Novembre 2025
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La “Guernica” di Pablo Picasso rivive a Galtellì grazie all’opera di Zizzu Pirisi Spanu

Zizzu Pirisu Spanu
L’artista sardo reinterpreta il capolavoro del pittore spagnolo con una scultura in cemento bianco nella sua “Domo Nostra”, trasformando un muro in manifesto contro la guerra.

GALTELLÌ | 2 novembre 2025. La Guernicadi Pablo Picasso, dipinto immortale realizzato dopo il bombardamento della cittadina catalana nel 1937 e simbolo universale contro le guerre, ora rivive a Galtellì, con immutata originaria potenzialità e dirompente di idealità, nell’interpretazione dell’artista Zizzu Pirisi Spanu.

L’opera, dolorosamente di estrema attualità, affronta un tema politico e umanitario e si pronuncia contro tutti gli orrori. Il lavoro creativo ed esemplare d’ingegno e manualità di Zizzu, in fase di compimento e di monumentali dimensioni, è realizzato in cemento bianco e si sviluppa nella parete di recinzione del suo Giardino-Casa Studio “Domo Nostra”, in località Finutti, all’estrema periferia dell’abitato di Galtellì; ambiente d’arte con suggestive ed emozionali sale espositive, dedicate alla raccolta antologica personale di pitture e sculture.

La rilettura della “Guernica” del Pirisi Spanu suggerisce e alimenta un sofferto disincanto, difronte alla storia ancora segnata da angosce dolorose e devastazioni umane e di luoghi; l’artista sardo denuncia la brutalità delle guerre e ripropone la geniale creatività di Picasso come un simbolo di pace e di rifiuto assoluto all’atrocità delle guerre.

La Guernica a Galtelli
Guernica di Picasso a Galtelli

Lo studio e la passione per l’arte picassiana – esasperata nei volumi, negli incastri compositivi di figure-forme e il rivoluzionario linguaggio dei colori – hanno segnato profondamente lo sviluppo creativo del giovanissimo Zizzu che, frequentando il fecondo Istituto Statale d’Arte a Sassari, nella seconda metà degli anni Sessanta, era stato notato dalla docente e artista Rosetta Murru (ora ricorda: chiamato affettuosamente “L’Angioletto”, per via del fisico delicatamente minuto, gli occhi azzurri e i riccioli biondi!), intuendone il promettente talento e la comunicativa ed innata dinamica creativa di andare oltre all’abituale immagine e al percepito visivamente. In quegli anni sassaresi figurano tra i suoi insegnanti anche Stanis Dessy e Gavino Tilocca.

Zizzu, con notevoli raffinate doti naturali e determinate eccezionali ingegnose abilità inventive, completa il ciclo di studi a Sassari, ma l’idea di Pablo Picasso e della sua arte estrosamente originale non l’abbandona un attimo. È quasi un’ossessione; un’idea d’arte che ritorna continuamente ad agitare ed alimentare l’animo creativo del giovane alla tormentata ricerca di nuove ideali vie espressive.

Finalmente – era il 1970 – viene a conoscenza di una mostra parigina dell’artista spagnolo. Pensa così che sia arrivata l’occasione, tanto attesa e sognata, di poter saziare gli occhi nella reale visione di opere assolute e significative: manifesti fondamentali, dai significati estetici e sociali-politici, da cui trarre stimoli ed emozioni. E chissà?… magari poter incontrare veramente il geniale Maestro.

Zizzu ricorda e racconta dei frenetici preparativi, delle provviste di vettovagliamento sardo custodite in sa taschedha (pane carasau, sartitza e casu).

Sperimenta il senso del viaggio avventuroso-formativo, e una volta raggiunto il museo ed intrapreso il percorso espositivo, è totalmente ammaliato dalla visione “mistica” delle innumerevoli opere di Pablo Picasso; corona così un sogno a lungo perseguito e realizza ciò che solo poco prima era un’ideale intima fantasia. Ora vive una dimensione, di estasiata leggerezza, che non gli consente nemmeno di poter valutare lo scorrere del tempo né considerare i normali orari di chiusura della struttura museale, tanto da rimanere all’interno come unico e solitario visitatore.

Alla riapertura i custodi, sorpresi e perplessi, trovano il giovane pienamente preso ad osservare ed esaminare accuratamente, con estrema naturalezza e tranquillità, le sublimi creatività esposte.

Naturalmente gli addetti alla sicurezza provvedono al fermo della “rapita visita” e all’identificazione del misterioso cultore d’arte, che si propone senza un’evidente condizione di disagio, ed attuano il doveroso e minuzioso controllo della taschedha, da cui proviene anche un preoccupante ticchettio di regolare e sospettosa frequenza…

L’inventario del contenuto della tipica borsa, usata da pastori e contadini per portarsi i pasti in campagna, rivela i frugali alimenti e una utile piccola sveglia che il ragazzo porta sempre con sé, essendo sprovvisto di orologio da polso. Tutto si chiarisce tra i sorrisi increduli e divertiti del personale, che solo pochi minuti prima aveva segnalato l’allarme intrusione ai responsabili del servizio museale.

Ed ecco, come in una perfetta narrazione da sogno, compare un infastidito Pablo Picasso, che appena compresa la particolare e curiosa situazione, saggiamente si ricompone e comporta con bonarietà. Rivolto verso il giovane sconosciuto, che certo aveva notato in precedenza nella mattinata, pronuncia a sorpresa queste parole: “Tu sei dentro l’arte al cento per cento! Ho visto la profonda sensibilità con cui guardi i quadri e sculture, non ti do consigli tecnici ma ascolta sempre e solo la voce della creatività che ti detta la tua anima”. Ora, tutto sembra aleggiare di leggenda.

Quell’incontro ha inseminato e fecondato la verginità artistica del giovane di Galtellì e le parole del quasi novantenne Maestro – che nonostante l’età non smetteva di creare, come risulta dai tanti autoritratti, con l’insistente immagine del teschio, e dalle incisioni intitolate Suite 156, realizzate tra il 1970 e il 1972 – confermano le idealità creative da perseguire e, come consigliava lo scrittore francese e storico d’arte Jean Clair, fa suo il concetto che “se si vuole ancora dipingere, bisogna sempre e ancora passare e ripassare da Picasso”. Un genio che si è costantemente rinnovato, a imparare e disimparare, per ideare nuove originali opere.

Come il “suo” Maestro Pablo Picasso, anche Zizzu, è un artista in continuo movimento, in evoluzione e alla ricerca – con la “rapidità di un predatore” – di naturali freschezze e culture dell’alterità da rappresentare ed interpretare in un infuso saporoso identitario di sardità, esaltandone tutte le conseguenze umane e culturali dei segni universali di mediterraneità.

Tra i mèntori di Zizzu Pirisi Spanu ha un ruolo di rilievo anche il poliedrico intellettuale e antropologo Raffaelo Marchi che, nel 1977, lo stimola a realizzare una vera e grande mostra personale a Nuoro nella “Galleria d’Arte Moderna 31” di Antonio Ruiu, vincendo la ritrosia del giovane artista che si riteneva “non ancora pronto al grande passo”; Marchi scrive anche una convincente e consacrante nota critica che riconosce lo stretto legame espressivo “alla realtà socioculturale più interna dell’area baroniesa” ed un’arte che rivaluta l’esistenzialità delle emblematiche radici di vita familiare, associativa e del lavoro agro-pastorale.

Hanno scritto dell’artista, tra i tanti, gli esimi critici ed estimatori Paolo Pillonca, Manlio Brigaglia, Natalino Piras, Antonio Bassu, Salvatore Bussu, Bernardo Asproni, Michele Tatti, Anna Campus, Mario Massaiu, Gérard Fromanger, Emilio Pampiglione, Ignazio Delogu, Placido Cherchi, Nevina Ciusa, Mario Guerra e l’ex sindaco di Galtellì Renzo Soro, per ricordare gli esordi espositivi galtellinesi, nei contenuti locali della sartoria dei Fratelli Pisanu.

Ora l’artista, riconosciuto a livello europeo e ambasciatore di un rinnovato messaggio di pace universale nel rifiuto di tutte le guerre, è l’orgoglio dei compaesani che vedono significativamente e ulteriormente valorizzato il territorio e l’inestimabile patrimonio locale di cultura artistica, architettonica e letteraria per i legami narrativi con la Nobel Grazia Deledda.

Cristoforo Puddu

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