• 27 Luglio 2024
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In colore ‘e cane fuende, nieddu pidigu… modi di dire logudoresi

Colore de cane fuende

Chi vede la vita in bianco e nero non avrà certo un’esistenza facile. Senza mezze misure e vie di mezzo. Le sfumature di colore aiutano l’umore e ci sono di sostegno per esprimere intensità differenti di emozioni e descrivere paesaggi mozzafiato. Inoltre, aspetto di importanza non secondaria, ci permettono di interpretare gli accadimenti della vita in modo meno rigido considerando e valutando proprio quelle sfumature che, per l’appunto, fanno spesso la differenza. Sia nella nostra di vita che in quella delle persone che ci circondano.

Iniziamo dai colori primari: giallo, rosso e blu a partire dai quali il mondo si tinge di bellezza. Poi ciascun colore primario dà vita ad un’ampia gamma di tonalità che proviene dal mondo circostante: per esempio giallo ambra, giallo paglierino e senape. O ancora rosso amaranto, rosso ciliegia, rosso corallo, cremisi e poi blu notte, elettrico e altri ancora. Insomma, il mondo che ci circonda naturale o artificiale che sia, dà spunto a classificazioni che ci servono per trovare un maggior numero possibile di corrispondenze. Al ginnasio il mio insegnante di latino e greco denominava il colore vivo del rossetto della mia compagna di classe “rosso passione”. E a pensarci bene un sentimento così forte come la passione non poteva e non può avere altro colore corrispondente e caratterizzante se non il rosso.

Poi c’è lei, la lingua sarda, che con i suoi modi di dire ci aiuta a connotare ancora meglio le situazioni della vita quotidiana. Modi di dire che nella loro semplicità traggono dalla natura ispirazione e nella natura trovano essenza e sostanza. Ne è un esempio il detto In color ‘e pulighe”, cioè in colore di pulce. Che dire, certamente meno romantico di quello citato dal mio insegnante ma comunque incisivo. Questi parassiti hanno un colore marrone più o meno intenso sino al giallognolo, si cibano di sangue e dopo essersi nutriti, i loro corpi appaiono di un marrone più chiaro. Perché andare a scomodare proprio la pulce, insetto minuscolo e raccapricciante che vive a sbaffo? In effetti proprio per questa sua discutibile caratteristica viene citato in altri modi di dire che riconducono a comportamenti fastidiosi e addirittura molesti. Ma questa è un’altra storia che con i colori poco c’entra. L’unica riflessione che possiamo fare è che la pulce è il soggetto principale di diversi forme di espressione poiché della sua presenza l’uomo ne subiva spesso le conseguenze in quanto le condizioni igieniche fino a qualche decennio fa non erano delle migliori.

Altro esempio riguarda il colore nero per indicare o quello della pelle abbronzata, oppure di un capo di abbigliamento. In logudorese si dice nieddu pidigu cioè nero come la pece che come sappiamo, essendo un residuo della distillazione dei catrami, è di colore nero. Nieddu nieddu o propiu nieddu (nero nero o proprio nero) traduce chi è di madrelingua sarda come se esistesse un colore quasi nero o più che nero. Ma evidentemente chi è abituato ad osservare la natura sa che le sfumature dei colori sono fondamentali per caratterizzare situazioni specifiche e non dare adito a fraintendimenti.

Altra situazione, altro modo di dire. Non so se vi è mai capitato di non stare bene fisicamente o di essere provati psicologicamente e di avere pertanto un colorito poco rassicurante. “Sei pallido”, oppure, per essere ancora più incisivi, “Sembri un cadavere”, potremmo dire. C’è un detto logudorese che quel pallore patologico tra il bianco e il giallognolo lo esprime in modo eccellente richiamando elementi della natura: ses in colore de nie pisciadu, cioè hai un colorito che richiama quello della neve sulla quale qualcuno ha fatto pipì. E ai tempi che furono, in assenza di servizi igienici nelle case, accadeva spesso di espletare i propri bisogni fisiologici all’esterno. In modo istantaneo quell’idea di colore si concretizza. Del candore immacolato non c’è più traccia violato dal liquido di scarto umano che lo intacca. Non sei neanche bianco, che forse sarebbe andato bene. Sei proprio giallognolo dunque rimani a casa, coricati, prenditi qualcosa perché dal colore che hai si capisce che non stai per niente bene.

E poi in italiano tutti i colori e le numerose sfumature hanno un nome e non esiste un colore che indica un non colore (è vero, sembra un gioco di parole ma non lo è). In logudorese invece sì. Eccone un esempio: est in colore de cane fuende, cioè ha il colore di un cane che sta fuggendo. E com’è il colore di un cane che fugge? In realtà dovrebbe essere lo stesso di quello che sta fermo ma come già specificato si tratta di un non colore perché evidentemente o probabilmente chi guarda un cane che corre non è in grado di definirlo. Sa solo che si tratta di quello specifico animale e che cosa sta facendo. Tutto il resto, cioè il colore, rimane imprecisato. L’impossibilità di definire qualcosa è associata alla velocità. E a pensarci bene, al di là dei giochi di parole, al di là della vera o presunta dote del cane che corre ad una velocità improbabile, possiamo riflettere sul fatto che ciò che facciamo di fretta ci fa perdere quei dettagli che talvolta sono importanti e addirittura determinanti sia per definire pensieri, sia per agire con coscienza per il bene proprio e per quello altrui. Questo sì che lo possiamo dare per certo. Almeno questo.

Piera Anna Mutzu

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