Benetutti, ricordo di don Farina a 20 anni dalla morte

BENETUTTI | 2 settembre 2025. Don Farina; così amava essere chiamato e sorrideva se qualcuno gli ricordava che avrebbe potuto fregiarsi anche del titolo di Canonico! Quel piccolo semplice appellativo, invece, era da sempre il suo preferito fin da quando il 15 agosto del lontano 1935 intraprese il ministero sacerdotale celebrando la sua prima messa. Piccolo ma impegnativo quel “Don” che per settanta lunghi anni di sacerdozio egli ha saputo interpretare, portandolo con la semplicità, la saggezza, l’umiltà e quel briciolo di umorismo con i quali viveva quotidianamente la sua fede cristiana che sapeva trasmettere con estrema naturalezza a chiunque lo avvicinasse.
Nel 2010, in un convegno realizzato a Benetutti per ricordarne la figura, a 100 anni dalla nascita, Mons. Tonino Cabizzosu ha curato e pubblicato per l’occasione un libretto dal titolo “Giommaria Farina, Pastore d’anime tra Logudoro e Goceano” nel quale ha esaminato e commentato con molta cura i ricordi personali composti dal sacerdote scomparso, qualche anno prima della sua morte, nei quali descriveva le diverse fasi della sua vita che lo hanno portato dal piccolo centro di Nughedu San Nicolò, nel quale era nato il 1° marzo del 1910, fino alla sua esperienza benetuttese durata più di quarant’anni, passando per i momenti più significativi della sua fanciullezza, dei suoi studi in seminario e dei periodi importanti del suo ministero sacerdotale a Berchidda, Ozieri e Ittireddu.
Ha avuto dal Signore la Grazia di vivere sino al compimento del suo 95° anno di età e il 2 settembre del 2005 , a neanche ventiquattr’ore dalla sua morte, di glorificarlo con la sua ultima celebrazione eucaristica nella chiesa parrocchiale di Sant’Elena e non a casa sua come a volte capita ai sacerdoti anziani. Questo era un suo grande desiderio e così quella mattina celebrò la sua 30.464° messa. Lui stesso fece questo calcolo a luglio, quando stava preparando il discorso che avrebbe dovuto tenere per il suo 70° di sacerdozio. Un calcolo preciso documentato da tutti i suoi quaderni, conservati con cura fin dalla sua prima funzione.
Il conto arrivava fino al 16 agosto del 2005, quando circondato da parenti e amici avrebbe voluto dire: «Da parte mia non credevo mai di raggiungere il 95° anno di vita e i 70 di sacerdozio; in questi miei lunghi anni ho conosciuto gioie e dolori, sia a Berchidda all’inizio dell’apostolato, sia ad Ozieri (Santa Lucia) negli anni della guerra (40-43) con le sue ristrettezze e pericoli; sia ad Ittireddu per i disagi del dopoguerra, in un’Italia in ginocchio, bisognevole di tutto; oltre al dovere di ringraziare il Signore che tanto mia ha amato, sento sopra tutti, il dovere di domandargli perdono per le mie fragilità nell’attendere ai doveri del mio sacerdozio. Che responsabilità nel presentare all’altare le mie mani, la mia voce per eseguire la volontà di Gesù “Fate questo in memoria di Me” e far parte attiva del Mistero Eucaristico…».
Purtroppo, per una serie di vicissitudini familiari, quel 16 agosto di vent’anni fa non ebbe la gioia di pronunciare né queste parole né il resto di quel discorso preparato in quei sereni giorni di luglio ma questi suoi pensieri rimangono per tutti una testimonianza della sua gratitudine al Signore per quei lunghi anni nei quali ha vissuto con fede gioie e dolori.
Concludo questo ricordo con le parole pronunciate da don Gavino Leone, sempre durante il convegno del 2010: «Vorrei ricordare don Farina – ha detto – come l’uomo del Sorriso perché quando lo incontravo era sempre sorridente, il sacerdote dello Spirito e il cristiano della Semplicità, le tre Esse con le quali ha condotto la sua vita: Sorriso, Spirito e Semplicità».
Maria Francesca Ricci



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